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Accenti
[LP - Album di canzoni]
Interpreti:
Giorgio Laneve e coro Le
Mele Verdi di Mitzi Amoroso
Anno di incisione:
1976
Pubblicazione:
33 giri e MC, Divergo,
1976
Tracce
e autori:
Lato A |
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1.
Accenti |
(testo:
Giorgio Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio Laneve, Giovanni
Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Rodolfo Grieco) |
2.
La girandola |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio
Laneve, Giovanni
Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Giovanni Bobbio)
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3.
Amedeo wolfango |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: A.W.Mozart / adatt. Giorgio
Laneve, Giovanni Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Reddy Bobbio)
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4.
Gi-o-erre-gio |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio
Laneve, Giovanni Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Giovanni Bobbio) |
5.
Le formiche |
(testo: Giorgio Laneve; musica: Pearsall; Arrangiamenti
e direzione: Giovanni Bobbio)
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6.
Augurissimi |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio Laneve; arrangiamenti
e direzione: Marcello Minerbi) |
Lato B |
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7.
Bernardo l'eremita |
(testo:
Giorgio Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio Laneve, G.
Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Reddy Bobbio) |
8.
Rocky boom |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: Giorgio Laneve, Giovanni
Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Reddy Bobbio) |
9.
L'uovo |
(testo: Giorgio
Laneve, Luciano Beretta; musica: Hollmar-Maj; arrangiamenti
e direzione: Giovanni Bobbio) |
10.
I venti |
(testo: Giorgio
Laneve, musica: Giorgio Laneve, Giovanni Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Giulio Libano) |
11.
C'era una volta |
(testo: Giorgio
Laneve; musica: Giorgio Laneve, Giovanni Bobbio; arrangiamenti
e direzione: Marcello Minerbi) |
Accenti
è il secondo LP delle Mele Verdi, inciso con Giorgio Laneve; pubblicato
su 33 giri dalla Divergo, e su musicasseta (attualmente introvabile). La
registrazione è avvenuta al Central Studio e allo
Studio Trevisani di Milano ed è terminata l’11 novembre
1976. All'interno della copertina del 33 giri
sono pubblicati i testi delle canzoni. Nel 1977 è uscito anche un singolo (45 giri) contenente due canzoni
tratte dall'LP: Accenti e La girandola.
Musicisti: Giovanni
Bobbio (chitarra, basso, flauto, tastiere), Reddy Bobbio (tastiere);
Giulio del santo (tastiere); Mario Lamberti (effetti sonori); Giorgio
Laneve (chitarra); Walter Scebran (batteria); Riccardo Zara (chitarra).
Alcune coriste presenti all'incisione: Maria Francesca Peroni,
Maddalena Palladino, Chiara Palladino.
Note:
- la foto pubblicata sul retro dell'LP raffigura Giorgio Laneve con alcuni bambini che non sono le Mele Verdi
- sul 45 giri gli arrangiamenti della canzone La girandola
sono accreditati a Rodolfo Grieco, diversamente dal 33 giri dove sono
accreditati a Giovanni Bobbio; inoltre su questo disco non è citata la partecipazione
delle Mele Verdi.
1. Accenti
Scrivi
CITTA’ con l’accento sull’A
anche se
è solo un paese
come per
LIBERTA’
che senza
accento alcun valre non ha
perché,
sai, dove accento non c’è
non
c’è VERITA’ per nessuno,
mentre per
qui, quo, qua
no!
L’accento non va!
La
GIOVENTU’ quando accento non ha sulla U
non
c’è più,
me se tu
scrivi ZAZI’ accentar tu dovrei la I!
Non
c’è PERCHE’ senza accento
sull’E
ed anche
PERO’ va accentato:
senza
accento sull’O
un bel
pero ti do!
L’accento
è importante, è uno schiaffo che può
cambiare
la parola in un’altra:
metro
diventa metrò
se
l’accento è sull’o.
Puoi
arrivare alle meta perché
Accentata
non è,
ma se ti
basta metà accentar tu dovrai la A.
Scrivi
COS’E’ con l’accento sull’E
se manca
diventano cose…
cose di
tutti i DI’
con
l’accento sull’I.
2.
La girandola
L’economia
mondiale
oggi va
proprio male
perché
c’è la costante
crisi del
carburante.
Ma ho
un’idea geniale
Davvero
originale:
risolvo
con un foglio
la sete
del petrolio…
E noi cosa
facciamo?
Facciamo
una girandola
con
quattro spicchi a mandorla
di carta
d’oro e argento
da offrire
ad ogni vento
E gira,
gira, gira
gira fin
che un soffio spira
gira e va
per incantesimo
senza
spendere un centesimo.
Adesso gli
sceicchi
sono
diventati ricchi:
passeggiano
contenti
su vasti
giacimenti
Trivellano
sul fondo
il nostro
mappamondo
e a galla
come l’olio
zampilla
su, petrolio!
E noi cosa
facciamo?
Facciamo
una girandola, ecc.
3.
Amedeo Wolfango
Qui, la
storia vera di Amedeo
che dalla
mamma e dal papà
era
considerato un deo!
Per la
verità
aveva un
altro nome, e di qualità
il nome
del bisnonno suo
che era
Wolfango.
No!
Giù nel cortil coi ragazzacci, no!
Le brutte
cose imparerai…
se tu vuoi
bene alla tua mamma, nein!
Ma…
però… si sa
che
l’Amedeo Wolfango in cortile andò
così
che il fango lo sporcò…
povero
Wolfango!
E’
da quando è nato che è una vittima
li seduto
sempre giorno e notte sta
“diann”
un si bemolle, un re, un do…
sul
pianoforte e il clavicembalo,
consuma
gli occhi e le sue dita.
Wolfango,
bravo bene, bis!
gli dice
sempre la sua mamma
tesoro mio
vieni qui,
che il
pianoforte è la tua fiamma…
Ma nessuno
sa
che le
suonate al piano che ha composto lui
gliel’ha
suonate in test un dì
proprio la
sua mamma.
4.
Gi-o-erre-gio
La tua
bellissima scampagnata
questa
pioggia te l’ha rovinata:
che
diluvio è venuto giù
ma son qua
io, non pensarci più!
Farò
una scoperta che avrà fortuna
più
dello sbarco sopra la luna.
Se un buon
rimedio saprai trovare
lo devi
subito far brevettare.
Prenderò
una tela quadrata
e dopo
averla impermeabilizzata
se la
pioggia verrà molestata
la terrai
alta sulla tua testa.
Ma ci
vorrebbero quattro braccia…
vi
immaginate che faticaccia?
Hai
ragione, hai proprio ragione,
Giorgio,
modifica la tua invenzione.
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
Giorgio!
Ci
metterò, l’ho pensata bella,
otto
bacchette a forma di stella
come si fa
con un aquilone
e
resterà tesa benone.
Ma a
reggerla a lungo mi stancherò
e dopo un
poco come farò?
Hai
ragione, hai proprio ragione,
Giorgio,
modifica la tua invenzione.
Per
sostenerla nel centro metto
un
bastoncino rotondo e stretto:
con una
molla per le bacchette
che tenga
tese le otto stecche.
Quant’è
bello, ma quant’è bello
finalmente
ho inventato l’ombrello!
Se un
genio, ma arrivi al traguardo
con
qualche secolo di ritardo...
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
l’inventore
Gi-oerre-gio,
Giorgio!
5.
Le formiche
Per un
po’ di terra
per
un po’ di terra
è
scoppiata la guerra
è
scoppiata la guerra
e adesso
le formiche
si
affrontano nemiche
e vanno in
fila indiana
uscendo
dalla tana.
E da un
campo all’altro
e da un
campo all’altro
vanno
tutti all’assalto
vanno
tutti all’assalto
e i morti
ed i feriti
sopra i
prati fioriti
falciati
come fieno
cadono sul
terreno.
Non ci son
che dolori
non ci son
che dolori
per vinti
e vincitori
per vinti
e vincitori
eppure
torneranno
passato un
mese o un anno
a
dichiararsi guerra
per quella
poca terra.
6.
Augurissimi
Tanti
auguri a te!
Tanti
auguri ai rubinetti
che
non abbiano difetti
e non
piglino il raffreddore
gocciolando
ore ed ore.
Tanti
auguri ai marciapiedi
calpestati
da troppi piedi,
tanti
auguri ad ogni via
anche di
periferia.
Per te per
voi per noi per lui per lei
per i
vostri e per i miei
ecco cosa
canterei
ecco il
coro che vorrei…
per te per
voi per noi per lui per lei
per i
vostri e per i miei
ecco cosa
canterei:
Augurissimi!
Auguro ai
polli e alle galline
di star
lontani dalle faine
ai
barboncini, ai bassotti e agli alani
di non
fare una vita da cani.
Alla
scarpa e allo stivale
che non
facciano mai male,
e alla
stufa che per favore
non sia
mai stufa di darci calore.
Tanti
auguri all’ascensore
che non
abbia mal di cuore
alla vite
che protesta
se le fan
girar la testa.
All’inchiostro
va un pensiero
anche se
è d’umore nero
e ai
pennelli del pittore
che ne fan
d’ogni colore
Alla
botte, al fiasco al tino
che sian
pieni di buon vino
e anche i
pettini sian contenti
e non
soffrano mal di denti.
Tanti
auguri al calendario
per un
anno straordinario:
tanti
auguri a tutte le cose
così
modeste e così preziose.
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7. Bernardo
l’Eremita
(Paguro
Bernardo l’Eremita)
Come
avviene sulla terra
così
accade in fondo al mare;
non
c’è pace, ma c’è guerra
non
c’è modo di parlare;
non
c’è mai la santa voglia
di capirci
apertamente…
Anche i
pesci fanno quel che fa la gente.
Vedi
l’ostrica, la diva
così
ostica e cattiva,
fra gli
scogli, sotto i mari,
se ne sta
superba e schiva.
Le non
apre mai le valve
a nessuno
dice salve…
Si riduce
a far le perle tutte calve.
Così
Bernardo l’Eremita
sta sempre
nel suo guscio,
nessuno
amico invita
tien
sempre chiuso l’uscio;
contatti
mai non ha
con la
crostaceità
contatti
mai non ha… con chi?
Con la
crostaceità!
Anche il
polipo sta muto,
non
dà mai nessun aiuto.
Che ne fa
delle sue braccia?
- Stai
lì solo che stai bene.
Faticare
con le braccia non conviene.
Col
martello un pesce è nato
che non
schiaccia mai un chiodo:
“Lavorar
si fa peccato…
se mi
chiamano non odo!”.
E fa come
le sardine
che non
piegano le spine
per
salvare dalle reti le telline!
Così
Bernardo l’Eremita
sta sempre
nel suo guscio,
nessun
amico invita,
tien
sempre chiuso l’uscio;
contatti
mai non ha
con la
crostaceità
contatti
ma non ha…. con chi?
con la
crostaceità!
8.
Rocky Boom
Nello
sconfinato West
in cerca
d’avventura
è
arrivato in cartapest(a)
l’eroe
senza paura:
è
arrivato Rocky Boom
il leone
dei saloons!
Ha
cappello e pantalon
da cow-boy
incallito,
pistolone
che fa “bom”
che gli
gira intorno al dito;
masticando
cevingum
beve
whisky, latte e rhum.
Il cavallo
Fioldonkan
che
scalpita e nitrisce
non gli
prende mai la man
un amico
non tradisce!
Ma capisce
il suo cow-boy
forte come
mille buoi.
La sua
colt pare un cannon
quando
spara nelle piazze;
con il suo
feroce aplomb
fa
impazzire le ragazze:
bacia solo
con lo zoom
“kiss-me,
kiss-me, Rocky Boom!”.
Questo
è un grande film del West
che
racconterà la storia
di un
cow-boy di cartapest(a)
baciato
dalla gloria:
Ciak! Si
gira sul saloon
Con il
divo Rocky Boom.
Il leone
dei saloons
si
chiamava Rocky Boom!
9.
L'uovo
Maestro:
Vi
spiegherò in un attimo
un uovo
che cos'è:
è
l'anima di un essere
che poi
farà da sè!
Il gallo
sì
fa
chicchirichì
si sa
perché
se la
gallina c'è
che
ruspando in mezzo a tante altre
cerca di
piacer di più.
Classe:
L'uovo
sì
bene, e
poi, e poi?
Dica un po'
maestro,
spieghi a noi.
Le cicogne
c'entrano un bel cavolo
con mamma
e con papà!
Maestro:
Nel cavolo
non nascono
i bimbi di
oggidì...
e, come
l'ape va sui fiori,
l'uomo fa
così...
E
ruberà
il polline
qua e là
finché
da un fior
un frutto
nascerà:
ì
così che avviene fra una donna
e un uomo
nell'umanità.
Classe:
L'ape
sì,
bene
professor...
ma che
cos'è
l'atto
dell'amor?
Le
farfalle c'entrano un papavero
con mamma
e con papà!
Maestro:
Non
chiedetemi... è impossibile
spiegarvi
un po' di più...
si sa
nella scuola
questa
favola è tabù!
Classe:
E lei
perciò
si
riferisce ai fior...
La
verità
vogliamo,
professor!
Noi
pensiamo che venire al mondo
è
un grande dono dell'amor!
Verità,
vogliam la
verità...
la
verità
vogliam la
verità...
noi
pensiamo che venire al mondo
è
un grande dono dell'amor!
10.
I venti
Otto
fratelli siamo ma siamo venti,
e come
venti diamo un gran daffare;
Voliamo su
montagne e continenti,
e senza
barca attraversiamo il mare.
Noi siamo
i venti, noi siamo i venti,
siamo il
respiro degli elementi.
- Io son
la Tramontana e con me porto
limpidi
cieli e giornate serene.
Però!
Che freddo! Devi stare accorto:
se odi il
mio nome copriti per bene.
- Arrivo
da Nord-Est, sono il Grecale:
la Grecia
leggendaria è il mio paese.
I
pescatori non mi voglio male
se soffio
nelle loro vele tese.
- Nasco
col sole, vengo dall'oriente
sono il
Levante e ho varie intensità.
M'infurio
a volte, inaspettatamente,
a volte
spiro con tranquillità.
- Il mio
nome è Scirocco, Stendo in cielo
una
cortina d'umida foschia.
Se son
amico di chi teme il gelo,
rendo
indolenti e tolgo ogni energia.
Noi siamo
i venti, noi siamo i venti,
siamo il
respiro degli elementi.
Libeccio
sopraggiunge incollerito,
con la sua
forza tutto schianta e atterra:
- Sono i
più battagliero ed il più ardito
dei miei
fratelli: un fulmine di guerra.
- Non ho e
tue improvvise libecciate -
dice il
Ponente con gravi parole -
ma guarda
al mio passaggio che brinate!
Vengo di
là dove tramonta il sole.
- Non
litigate! - urla il Maestrale -
dovete
lavorare in armonia:
l'opera di
noi tutti venti vale
se il
nostro fiato non buttiamo via.
E l'ultimo
è l'Ostro, quel simpaticone,
caldo e
lento vien dal meridione:
- La
strada è lunga, per questo vado piano
ma sotto
la mia calma c'è un vulcano.
Noi siamo
i venti, noi siamo i venti,
siamo il
respiro degli elementi.
11.
C'era una volta
C'era una
volta... ragazzi, che volta!
E l'uomo
sotto la splendida volta
vide la
luce per la prima volta,
vide la
luce per la prima volta.
Pur senza
squame, né scaglie né pelo
non
patì il caldo, non patì il gelo
sotto la
volta serena del cielo
nel mondo
c'era una eterna primavera.
Le ore
passavano serene e liete:
anche le
belve era mansuete.
L'uomo
fratello di tutto il creato
senza
problemi viveva beato:
gli
offriva l'albero frutti succosi
e poi, fra
i rami, tranquilli riposi.
La dolce
vita senza pensieri
mutò
col giungere dei giorni neri.
Venne
purtroppo l'era glaciale:
i
brontosauri finirono male,
fu vinto
perfino il possente mammouth....
ma l'uomo
aveva qualcosa di più.
Non era
soltanto più agile e snello,
ma prese a
far lavorare il cervello.
Per
sopravvivere egli s'interna
sotto la
volta di una caverna.
Deve
difendersi, devi nutrirsi
e contro
il gelo bisogna coprisi.
Sì:
la natura si è fatta tetra,
ma come
arma gli offre la pietra.
Così
incomincia la lotta massiccia:
gli orsi
forniscono cibo e pelliccia,
però
per vivere è ancora poco
e l'uomo
trova il conforto del fuoco.
Egli si
sente infine un creatore:
può
suscitare la luce, il calore.
Certo,
conquista tutta la terra,
però
s'abitua a fare la guerra.
Poi col
miraggio della fortuna,
lascia il
pianeta, va sulla luna.
E ancora
prosegue sempre di più audace,
conquista
gli spazi, ma non la sua pace.
Un'altra
vittoria lo attende adesso
deve saper
dominare sé stesso,
perché
la vera civiltà
abbracci
tutta l'umanità:
abbracci
tutta la gente raccolta,
come una
volta, sotto la volta.
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