Intervista a
Flavio Verri
Intervista
realizzata dal sito LeMeleVerdi.it, settembre 2009
Biografia
Flavio
Verri, è
nato a Milano il 29 maggio 1973 e risiede a Milano ove svolge la
libera professione di avvocato. E' il cugino di Valentina Casale che
è stata anch'essa una Mela Verde.
Intervista
Come e quando è avvenuto il tuo ingresso
nell'organico delle Mele Verdi?
Sono
entrato a far parte delle Mele Verdi nel 1982, in occasione dell’inizio
delle prove dello spettacolo "Fichi e Fantasia" che è stato poi
rappresentato al Teatro Gnomo di Milano e in altre successive occasioni
per le scolaresche. Il contatto avvenne grazie alla conoscenza di mia
cugina, Valentina
Casale, con Melody
Castellari in quanto erano compagne di classe. Abitavamo
difatti tutti e tre nello stesso condominio a Milano, zona Vigentino.
Valentina
è entrata poco prima di me e, forse, ha fatto tempo a partecipare alla
registrazione di qualche sigla. Per quanto mi riguarda i miei primi
approcci sono stati a casa di Corrado Castellari, assieme a Valentina,
Melody
e la sua mamma che era molto presa a realizzare quei bellissimi costumi
in panno lenci per "Fichi e Fantasia". Poi ho conosciuto le altre Mele
Verdi al Centro Ariberto dove, come prima cosa, abbiamo imparato il
balletto iniziale di Fichi e
Fantasia
ascoltando la canzone su un mangianastri portato da Mitzi. Dopo la
sigla abbiamo successivamente imparato tutti gli altri balletti e
coreografie dello spettacolo.
Mitzi
ti ha selezionato tramite un provino?
Non
ho fatto alcun provino, sapevo cantare, ero intonato e credo ci fosse
bisogno di un altro maschietto, oltre a Paolino,
per vestire i panni
(nel vero senso della parola) dei diversi personaggi maschili delle
sigle per lo spettacolo teatrale.
E prima di lavorare con
Mitzi,
avevi fatto qualcosa?
A
tre anni mi dicono che intrattenessi la platea degli ospiti delle Terme
di Torre Canne (BR) cantando al microfono “E Pippo Pippo non lo
sa…”. A quattro anni ho frequentato il corso di avviamento
alla
musica della YAMAHA dove ho imparato a riconoscere le note, a cantare e
a suonare una piccola tastiera. Nel 1977 ho vinto il primo premio
assoluto al Carnevale dei bambini presentato da Pippo Baudo,
impersonando uno strampalato clown che ha fatto morire dal ridere
tutti. Giusto un anno prima di entrare nelle Mele Verdi avevo invece
frequentato un corso di recitazione e mimo presso il Centro Teatro
Attivo di Milano. Credo che tutte queste piccole esperienze abbiano poi
trovato la loro sintesi e il loro naturale approdo all’interno delle
Mele Verdi.
Che
ricordi hai degli spettacoli delle Mele Verdi?
Ricordi
molto piacevoli. Le prove le tenevamo presso il Centro Ariberto; Mitzi
portava il suo registratore a cassette e iniziavamo sempre provando il
balletto iniziale, un po’ perché era l’unico balletto che coinvolgeva
tutte le Mele Verdi un po’ perché il ritmo della canzone era molto
serrato e dovevamo essere tutti coordinati. Mitzi le prime volte mi
rimproverava perché non alzavo a sufficienza le gambe come avrebbe
desiderato. Ma con un po’ di esercizio e un po’ di impegno, dopo
qualche altra prova non mi disse più nulla.
Nello spettacolo allo
Gnomo, ricordo che nello staff c’erano due ragazze più grandi noi,
credo fossero le sorellone di qualche Mela, con la loro
divisa
costituita da salopette di jeans blu e una maglia a maniche lunghe a
sottili righe orizzontali bianche e rosse, che mi aiutavano a cambiare
i costumi di scena in tempi quasi degni di Arturo Brachetti.
L’emozione
più bella è stata durante la prima allo Gnomo, quando al termine della
rappresentazione la sala si è illuminata di colpo scorgendo così
tantissimo pubblico che non finiva più di applaudire, mentre qualcuno
portava sul palco dei mazzi di fiori per una emozionantissima Mitzi. In
quella occasione mi sono reso conto di quanto è bello veder ripagati
gli sforzi fatti e, davanti allo spontaneo calore del pubblico in sala,
ho preso realmente coscienza dell’orgoglio di fare parte delle Mele
Verdi.
Dove venivano rappresentati gli
spettacoli ?
“Fichi
e Fantasia” al Teatro Gnomo di Milano mentre le successive
rappresentazioni, svoltesi in forma più ridotta, presso scuole e campi
sportivi di alcuni comuni dell'hinterland milanese, come Pero e
Corbetta, nonché all'Idroscalo di Milano.
Quali
ruoli impersonavi?
Demetan
in
La
Banda dei Ranocchi,
Belfy
in Belfy
e Lillibit, uno dei tre gnomi in
Gli
gnomi delle montagne
e altri personaggi minori. L’unica volta che ho sofferto è stato
durante la rappresentazione all’Idroscalo di Milano su un palco
galleggiante dove ho indossato il costume di un bruco, lungo più di due
metri e rivestito internamente di tantissima gommapiuma: era una
giornata caldissima e afosa, quando sono uscito dal costume, dopo aver
strisciato sul palco sotto il sole con tanto armamentario addosso, mi
sembravo un’anguilla dimagrita di sei chili…
Che
cadenza avevano gli spettacoli?
Abbiamo
iniziato la rappresentazione allo Gnomo credo nel mese di marzo del
1982 e lo spettacolo veniva replicato tutti i martedì in
orario
tardo pomeridiano.
C'era
un attore adulto, Raffaele Farina; hai qualche ricordo di lui?
Sinceramente
in "Fichi e Fantasia" non ricordo la presenza fisica di un attore
adulto ma, al massimo, solo di una voce fuori campo registrata.
Oltre a
"Fichi e Fantasia" per caso hai partecipato anche al ciclo precedente
di spettacoli "Melomania" ?
No,
ho partecipato a "Melomania" solo come spettatore, nel senso che mia
madre adorava portarmi agli spettacoli per bambini e, tra questi, mi
portò a vedere questo spettacolo sconosciuto interpretato da un gruppo
di bambini sconosciuti, le Mele Verdi. "Melomania" lo ricordo molto
bene, a diversi lustri di distanza, soprattutto la sigla iniziale: come
accade per tutte le canzoni cantate dalle Mele Verdi, la loro
orecchiabilità ti rimane dentro per sempre. Chi l’avrebbe detto che un
anno dopo avrei fatto parte di quel gruppo tanto speciale…
Quali
apparizioni in tv ricordi?
Siamo stati
alla registrazione di una puntata del programma “Spaccaquindici” su
Telereporter condotto da Edoardo Vianello; “Spaccaquindici” era un
programma a premi telefonico; abbiamo cantato una delle nostre sigle e
siamo stati a fianco di Vianello per l’intera puntata, quasi a far da
pubblico (visto che il pubblico mancava).
Ho fatto anche parte della
selezione che ha registrato la videosigla di Tagallo
con Sandra Mondaini per la trasmissione “Il Circo di Sbirulino” [
video] andato
in onda la domenica pomeriggio sulle reti Mediaset; in quella
occasione mia cugina non c’era: infatti,
come si può notare dal
video, la rappresentanza delle Mele Verdi era assai ridotta.
Valentina
e le altre Mele Verdi però, diversamente da me, andarono,
sempre nel 1982, a Roma come ospiti di una trasmissione televisiva per
bambini condotta da Lino Toffolo in onda su Rai 1. Quella la ricordo
come una delle mie giornate più tristi, perché mio padre mi negò questa
trasferta in treno, dicendo che era una sfacchinata e che avrei perso
una giornata di scuola… quel pomeriggio vidi in televisione le mie
compagne trattenendo a stento le lacrime.
La preparazione del balletto di Tagallo è avvenuta
direttamente in studio con Sandra Mondaini?
Si, presso gli studi Mediaset di Milano 2; siamo
stati impegnati diverse ore e in quei
frangenti la Mondaini si mostrò molto carina con noi. L’attenzione di
tutti però, compreso Sbirulino stesso, era rivolta a quel bellissimo
cavallo bianco, il vero protagonista della sigla, capace di rimanere
immobile per tutto il tempo delle prove e delle riprese, nonostante
avesse un’orda di bambini scatenati che gli girasse attorno.
Le Mele
Verdi hanno solo ballato la sigla Tagallo
o l'hanno
anche incisa?
Quando
siamo andati a Milano 2 per la ripresa televisiva della sigla, la
canzone era sicuramente già stata registrata, credo pochi giorni prima
e con la partecipazione di alcune voci femminili de Le Mele Verdi che
facevano il coretto.
Sei sicuro della partecipazione delle
Mele Verdi?
Non
sono certissimo perché io non ho partecipato in sala di incisione;
a Milano 2, per le prove del
balletto, ci misero come base la canzone e, tra una pausa e l'altra,
ricordo di aver appreso da qualche altra Mela che qualche giorno prima
(non credo a Milano2 ma penso in qualche altra sala di registrazione)
poche ragazze delle Mele erano andate a registrarla e che dentro di me
mi fossi detto "peccato, sarebbe piaciuto anche a me andare a
registrare il coretto".
Perché
non hai partecipato alla registrazione della sigla?
Sulle
varie composizioni, chi e quando, decideva sempre Mitzi... io presumo
di essere servito per simmetria, ovvero in tutte le situazioni
nelle quali ci volesse un altro maschietto per le coreografie
dei
balletti e per gli spettacoli.
Ci parli un po’ di Mitzi?
Sicuramente
una donna energica, tenace, intelligente e che aveva una passione
smisurata per quello che faceva. Inizialmente il mio impatto con lei è
stato un po’ forte, sia per il carattere a volte nervosetto sia perché
era molto pretenziosa e non ci pensava due volte a riprenderti
severamente ad alta voce davanti a tutti. Poi, una volta compreso il
suo temperamento, le cose andarono molto meglio e alla fine scopri che
forse ti ha voluto anche bene. Io non posso che ringraziare Mitzi e
Corrado Castellari per la possibilità che mi hanno concesso.
Ci hai
detto che andavi a casa di Castellari; cosa ricordi di lui?
L'hai visto all'opera mentre scriveva le sigle?
Di
Corrado Catellari ho mantenuto un bel ricordo di un uomo innamorato
tanto della musica quanto della sua famiglia, un uomo molto riservato
ma che al contempo ti infondeva un grande senso di tranquillità. Non
l’ho mai visto comporre la sua musica o le sue canzoni, anche se ho
qualche immagine di lui al pianoforte, ricordo però che era solito
ascoltare diverse volte i pezzi delle sigle cantate dalle Mele Verdi
per affinarne la qualità, anche ai fini della rappresentazione
teatrale. Non posso anche dimenticare che ero rimasto colpitissimo
dalle sue qualità canore come basso, basti ascoltare la sua voce in
Ippo Tommaso
o il profondo e molto realistico gracidare della rana in La
banda dei ranocchi.
Quali
Mele Verdi ricordi?
Sicuramente Paolino,
eravamo gli unici due maschietti, ovvio che io e lui facessimo gruppo,
per senso di solidarietà maschile, senza però troppo distanziarci dalle
altre Mele. Era simpaticissimo, aveva l’argento vivo addosso e ci
trovavamo molto bene assieme; non credo che abbia mai avuto alcuna
preclusione a vedersi affiancare da un altro maschietto nel gruppo.
Ovviamente, oltre Valentina,
ricordo molto bene anche Melody
Castellari,
che in quel periodo era particolarmente timidina e introversa e non era
mai facile per me intrattenere lunghe conversazioni con lei. Da quando
si è trasferita fuori Milano, ho visto che ha fatto strada musicalmente
e pare molto più estroversa di un tempo. Ho anche in mente Stefania
Bruno, Maria
Cristina Bottini e “Pallina”, soprannome che era stato
dato a Monica
Pilolli, vera anima del gruppo in quella formazione oltre
al mitico Paolino.
Hai
partecipato alla registrazione di qualche sigla?
Per mia sfortuna no, perché le sigle che componevano
la colonna sonora dello spettacolo "Fichi e Fantasia",
erano già state tutte registrate prima del mio ingresso nelle Mele
Verdi e forse i relativi cartoni venivano già trasmessi dalle emittenti
private. In teatro cantavamo certamente ma, comunque, sopra le basi già
complete diffuse in teatro dalla sala regìa.
Quale sigla ricordi
con più affetto?
Ognuna
mi ha lasciato una traccia, d’altronde erano l’una più bella
dell’altra. Le mie preferite erano indubbiamente
La banda dei
ranocchi,
stupenda da riascoltare anche oggi,
Ippo Tommaso,
Lo
scoiattolo Banner e
Belfy
e Lillibit, anche perché ad un certo punto di questa canzone
c’è
una sorta di irriverente versaccio di disgusto che io dovevo mimare
durante le rappresentazioni teatrali e mi divertivo molto a dover fare
il maleducato per forza.
Ti
ricordi La
storia di mezzo prosciutto?
Sì, questa canzone faceva parte dello spettacolo, ed è stata
registrata prima del mio arrivo come tutte le altre canzoni/sigle che
poi sono confluite in "Fichi e Fantasia". Me la ricordo molto bene
perché a me faceva un effetto strano quando la sentivo, un po'
malinconico, mi struggeva, qualcosa a metà tra una filastrocca, una
ninna nanna e una storia d'amore. La sua rappresentazione nello
spettacolo costituiva il punto più riflessivo e più tranquillo, il
vertice di un climax discendente assieme alla parte di
Angie Girl,
dopo i quali il ritmo riprendeva a decollare verso l'alto per il gran
finale.
Dal momento che hai citato
Angie, sai
che esistono due versioni? Una di Stefania Bruno e una
di Chelli che è andata in tv…. cosa ci puoi dire a riguardo? Ti
ricordi a quando risale la versione di Stefania?
Nello spettacolo era rappresentata anche la canzone
Angie Girl impersonata e
cantata da Stefania Bruno stessa, se non ricordo male,
che indossava un bel vestito rosso con la gonna molto ampia e un
ombrellino in mano o qualcosa del genere; quindi, a marzo 1982 la
versione cantata da Stefania Bruno era già disponibile, in quanto
utilizzata per le scene finali. La versione di Chelli non l'avevo
sinceramente mai sentita, però ricordo che c'era un po' di dissapore
con la RCA perché si vociferava che non avessero scelto una nostra
canzone facendola invece cantare a qualcun altro oppure che la versione
delle Mele Verdi fosse in lizza assieme ad altra/e per la scelta
definitiva. E credo che la canzone in questione fosse proprio
Angie Girl,
in quanto ricordo bene che quando la ascoltavo e la rappresentavamo (io
e Paolino vestiti mi pare da agenti della polizia londinese) dentro di
me c'era una strana sensazione, qualcosa che non capivo appieno, come
se sul brano in questione fosse sorto un "Angie-gate", insomma qualche
retroscena misterioso. E questo retroscena della competizione con altri
interpreti e/o esclusione definitiva era arrivato anche alle mie
orecchie.
Guardavi
in tv i cartoni con le sigle delle Mele Verdi?
Andavano in onda
soprattutto su TV locali che non sempre guardavo; ricordo però un paio
di volte che, facendo zapping, mi imbattei in qualcuna delle nostre
sigle urlando per casa “Mamma guarda!!!! Siamo noi!!!”.
Dicevi
ai tuoi amici (o ti vantavi) di far parte di un complesso scenico
vocale che realizzava sigle per la tv e che faceva spettacoli in teatro?
No,
non lo dicevo e non mi vantavo, credo perché mancasse la piena
consapevolezza del privilegio che ci era concesso. A quell’età, far
parte delle Mele Verdi era sicuramente piacevole ma credo fosse
percepito soprattutto come un’attività ricreativa extrascolastica
assimilabile ai boy scout o esperienze similari.
Fino a
quando tu e tua cugina siete rimaste nelle Mele Verdi?
Io
ho iniziato e concluso con le Mele Verdi per il periodo coincidente con
le varie rappresentazioni di "Fichi e Fantasia" oltre alle due
apparizioni televisive citate, esperienze iniziate e concluse quindi
nel 1982. Già con
Spazio
12,
risalente alla fine del 1982, non facevo più parte del gruppo e credo
nemmeno Valentina.
Perché
hai lasciato le Mele Verdi?
Non
ricordo il momento preciso del distacco dalle Mele Verdi, ricordo solo
che dopo "Fichi e Fantasia" c’era stata una pausa e mi pare che
Mitzi avesse avuto un problemino personale per il quale si disse che
l’attività del gruppo fosse stata sospesa. Così però non fu, perché a
dicembre dello stesso anno vidi casualmente in televisione quella
puntata dell’Ambrogino d’Oro, condotta da Lara Saint Paul dal Palalido
di Milano, dove Le Mele Verdi cantarono
Spazio12.
Rimasi un
pochino amareggiato, però forse era giusto così... Una delle ultime
cose
che ho fatto è stata la partecipazione alla puntata di
"Spaccaquindici", verso l'autunno, che era stata registrata con molto
anticipio rispetto alla sua messa in onda, mi sembra prevista per
capodanno.
Dopo
questa esperienza hai fatto qualcos'altro in ambito artistico?
Niente
di particolare, nell’adolescenza ho solo fatto parte di un complessino
del mio quartiere, chiamato “The Ghosts”, dove suonavo la chitarra e
negli anni universitari cantavo come basso nel Coro Alpino Stelutis di
Milano che si era formato tra gli studenti della Cattolica di Milano.
Continuo comunque ancora oggi ad amare la musica e mi diletto, senza
alcuna velleità, a suonare tra le mura domestiche diversi strumenti,
rigorosamente a orecchio.
Se
potessi incontrarle, cosa vorresti dire alle Mele Verdi?
Penso
che ci siamo tutti resi conto, solo dopo molti anni, del privilegio che
abbiamo avuto, nelle diverse composizioni, a far parte delle Mele Verdi
e soprattutto di quello che le Mele Verdi e le loro canzoni
hanno
rappresentato per tanti nostri coetanei. Questo ed altri siti ne sono
la riprova. Col senno di poi, si può a ragione affermare che le nostre
sigle possono entrare a pieno titolo nella storia della discografia per
bambini degli anni fine ’70-’80: i testi erano semplici ma curati nei
giochi di parole, la musica ti entrava subito dentro per la sua
accattivante armonizzazione, insomma le nostre sigle erano “più avanti”
rispetto a tante altre e non vi nascondo che io mi sorprendo ancora
qualche volta a canticchiarle mentre giro in moto per le strade di
Milano. Senza alcuna intenzione di avviare una “operazione nostalgia”,
mi piacerebbe tantissimo rincontrarmi dopo quasi 30 anni con
Paolino,
Mitzi, Melody
e tutte le altre Mele di “Fichi e Fantasia” per salutarci.