Intervista a Riccardo Zara dei Cavalieri del Re
Riccardo
Zara ha collaborato con Mitzi Amoroso in diverse occasioni: ha suonato per l'album Accenti, ha composto e cantato la sigla Woobinda, ha arrangiato la canzone La Mela Verde, ha scritto la canzone Stadio giovane. Lo staff di RadioAnimati ha realizzato una
bellissima quanto lunghissima intervista a questo artista direttamente
presso il suo studio, il 12 dicembre 2008. Di seguito viene riportato
solo un estratto dove Riccardo accenna alle Mele Verdi. Questo estratto corrisponde a circa 10 minuti, mentre
l'intervista completa è di quasi 2 ore!
Amici
di RadioAnimati benvenuti! Siamo in un luogo fantastico dove sono nate
tantissime sigle; qua accanto a me, a Lorenzo e Matteo abbiamo un
illustre ospite: Riccardo Zara dei Cavalieri del Re. Benvenuto su
RadioAnimati!
Grazie, grazie! Siete venuti per la prima volta nello studio storico dei Cavalieri del Re dove sono nate tutte le sigle.
E vediamo anche dei cimeli che rappresentano ad esempio le foto all’entrata, situazioni che hanno vissuto le sigle…
Quelle
le ho messe perché al mattino quando arrivo nello studio mi piace
ricordare quello che ho fatto così mi tiro su. Però descrivi un attimo
lo studio!
Allora noi siamo qua
davanti ad una console molto bella, grandissima, proprio un vero studio
di registrazione con due schermi, con delle casse acustiche grandissime
e poi dall’altra parte del vetro il classico microfono dove avete
cantato le sigle dei Cavalieri del Re.
Tutte le sigle,
tutte le sigle! Vorrei aggiungere dal momento che siamo in radio, e non
si può vedere, che dalle finestre vediamo un sacco di belle palme e c’è
anche una gran bella piscina con dieci o dodici ragazze… (lo dice
scherzando, ndr)
In radio possiamo dire tutto!
Si, si, esagera! esagera!
In
realtà siamo in una cascina bellissima, immersa nella nebbia di Milano,
ma la musica farà da padrona anche in questo appuntamento speciale. Il
luogo è veramente magico, a me piace molto il contrasto che c’è tra un
passato, quindi le foto, i ricordi, e la tecnologia che comunque è
entrata all’interno di questo studio che magari tanti anni fa, quando
sono nate le prime sigle dei Cavalieri, non c’era.
Lo studio
è cambiato però non di molto; il mixer era la stessa marca, un
Soundcraft; all’epoca ne avevo uno più piccolino, nel senso che c’erano
meno cursori e meno ingressi. Ma gran parte degli apparecchi che ci
sono qui sono gli stessi di venticinque anni fa, anzi ventinove perché
abbiamo preso la cascina nel lontano 1979; il prossimo anno facciamo i
trentanni.
Prima
di realizzare tante sigle per i Cavalieri del Re, tu venivi già da
alcune esperienze; ricordiamo Woobinda, forse la più famosa. Però ci
sono stati altri brani che hai registrato prima e che non sono nati in
questo studio?
No, questa è una cosa che voglio spiegare
bene; lo studio è nato nel '79 ed ha iniziato ad essere operativo nel
mese di agosto dell’80; io avevo un altro studio sempre qui a Milano
con altri tre soci: uno era il famoso Marcello Minerbi che ha scritto
Sei diventata nera; gli altri due erano due colleghi musicisti e
aprimmo uno studio in via Cadore che ebbe una vita breve perché durò
due anni e andò in fumo proprio una sera del Festival di Sanremo del
'78, credo. In quello studio eravamo specializzati in cover; scrivevamo
e cantavamo le canzoni. A quell’epoca le cover si vendevano molto; io
mi ricordo di aver cantato diverse cover di Morandi, ma con la mia voce
non riuscivo ad imitarlo bene, però all’epoca piaceva e noi facevamo un
sacco di cover; una di queste era
Sei forte papà. Una volta mi
venne chiesto fare una cover di
Rin Tin Tin; il produttore della Duck
Record che era, ed è ancora, Bruno Barbone mi disse: “Riccardo, invece
di fare la cover di Rin Tin Tin, perché non fai una sigla nuova?” e io
ricordo che gli risposi con questa frase “no, no, le cose per bambini a
me non piacciono e io non le farò mai”; lui mi rimproverò dicendo “ah,
lo dici così perché non sei capace”. Mi sentii così ferito che lo
stesso giorno ritornando a casa scrissi la stessa canzone in tram; il
giorno dopo incominciai a registrare in studio e nell’arco di tre giorni
gliela consegnai; a lui piacque tanto che invece di metterla come cover
alle bancarelle la portò alla Fonit Cetra dove Marino Marini l’ascoltò
e disse “purtroppo non la possiamo più mettere in sigla perché la sigla
era stata già decisa, però la facciamo uscire come disco perché
sicuramente avrà un suo seguito, e così andò. Dopo, Marino Marini disse
“ma voi avete un ragazzo bravo, ma perché non gli facciamo fare anche
la sigla di Lessie?” e a distanza di sei mesi scrissi
Lessie,
e anche
quella, per vari motivi complicatissimi che non sto a spiegare (era una
canzone destinata alla RAI e bisognava programmarla molto molto
prima), non andò in sigla, ma uscì il disco. La terza
sigla che Marino Marini ci chiese era per
Woobinda, un telefilm che
narrava la storia di un dottore australiano che guariva gli animali;
all’epoca le persone che lavoravano alle sigle in Fonit Cetra erano
Vince Tempera, bravissimo alla musica e Albertelli al testo; e tutte le
sigle se le facevano loro; quando loro scartavano una sigla, in questo
caso
Woobinda, veniva commissionata ad altri. Marino Marini, per
mantenere la parola data, disse “e allora questa sigla la faccio fare a
te, Riccado” e io scrissi
Woobinda che, senza crederci, ebbe un
successo enorme per l’epoca, vendette quasi mezzo milione di copie
nella prima tiratura. Tutte queste canzoni sono nate al Centro Studio
di Via Cadore a Milano.
Chi ha fatto le parti infantili di Sei forte papà?
Era la figlia di Gianni Bobbio (Lara Bobbio, ndr) che aveva sei e sette anni ed era già entrata nelle Mele Verdi.
E Jonathan invece?
Jonathan
era troppo piccolo; ricordo una vacanza in Sardegna con Clara e
Jonathan; andai dai miei parenti e mio zio che si chiamava come me
Riccardo Zara, che era il sindaco di Villasimius, mi ricordo che lui ci
portava nei bar o nei ristoranti dicendo “questo è mio nipote! Ha fatto
Woobinda” e io mi vergognavo, “e questo è il bambino che canta in
Woobinda”, e io “no, zio, non è lui”, “ma si che è lui”, “no zio, non è
lui” , “ma sii che è lui”; insomma mio zio voleva che fosse Jonathan, e
io dicevo “vabbé zio, è Jonathan”, ma Jonathan non era; il bambino era
Paolino, il figlio di Mitzi Amoroso.
King
Arthur è stato il primo singolo realizzato per l’RCA, è stata un’opera
nata come Vicky il Vikingo; subito dopo che cosa vi commissionò l’RCA?
A
distanza di una decina di giorni, l’RCA mandò in avanscoperta un suo
produttore, Anselmo Natalicchio, che mi ricordo arrivò qui in una
serata di temporale e di pioggia; entrò in cascina sporco di fango e
rimanemmo quasi un paio d’ore a chiaccherare. Lui voleva conoscerci
perché l’RCA aveva saputo dalla RCA - Numero Uno che io avevo uno
studio ed eravamo una famiglia autonoma e quindi lui venne a constatare
se tutto corrispondesse a verità. Diventammo subito amici perché era
una persona simpatica; dico ‘era’ perché purtroppo non c’è più, ci ha
lasciato quasi una decina di anni fa. E ricordo molto bene che
Natalicchio ci invitò il giorno dopo agli uffici della Mondadori, qui
in città a farci vedere dei nuovi cartoni per commissionarci delle
nuove sigle; e noi eravamo contentissimi. Andammo lì il giorno dopo e
insieme a noi c’era Mitzi Amoroso che io conoscevo benissimo perché
avevo lavorato con lei, non solo per
Woobinda; io con lei avevo lavorato per i cori dei bambini, la conoscevo già da un paio di anni
prima. Oltre a Mitzi Amoroso c’era il suo autore Corrado Castellari, e
Giorgio La Neve che lavorava molto con noi al Centro Studio perché
avevamo prodotto anche i suoi dischi. Lui era nato come cantautore
serio d’amore, poi ha incominciato a scrivere canzoni per bambini anche
lui, ed aveva fatto delle bellissime canzoni pubblicate nell’album
Accenti.
Accenti di Giorgio La Neve! Compare anche il nome di Riccardo Zara e delle Mele Verdi…
E vedi che il cerchio si chiude…
In quella occasione, allo studio Mondadori di Milano che cartoni animati avete visto?
Ci
fecero vedere cinque cartoni animati e ci diedero in fotocopia i
sinopsi di cinque sigle e la cosa che mi colpì fu che Natalicchio
chiese a tutti di fare tutte le sigle; anche a Roma c’erano altri
quattro o cinque che le stavano facendo tutte. Io rimasi male, però lui
disse “la prima che ci interessa è
Lo scoiattolo Banner, mi raccomando,
urgente, urgente!”. Ricordo molto bene che Mitzi Amoroso si spaventò e
disse “Sappiamo tutti che Riccardo ha lo studio, bravo com’è, in pochi
giorni ce la fa”. Alla fine Mitzi Amoroso si mise d’accordo con Silvano
D’Auria, il produttore dell’RCA di Milano, e ci batterono sui tempi;
ricordo che mandai la canzone a Roma e arrivò a distanza di tre giorni,
verso mezzogiorno; mi risposero per telefono “riccardo, abbiamo già
scelto la canzone di Mitzi Amoroso perché è arrivata prima”; lei la
portatò direttamente a Roma. Mi dispiacque perché consideravo la
canzone molto carina; poi, come ben sapete, divenne
Chappy lo stregone;
ma l’RCA mi disse che il protagonista non era uno stregone ma una
strega e divenne
Chappy la strega; in pratica ricantammo questo brano
tre volte con tre testi diversi; a dir la verità quella che andò in
onda era la versione più brutta delle tre.