Intervista a Mitzi Amoroso
Realizzata da Mauro Agnoli con la collaborazione di Marco Nacci e
Gabrio Secco (30-01-2001)
Biografia
Sono
nata a Roma il giorno 15 agosto di qualche anno fa (l’artista
preferisce omettere l’anno della sua nascita, nda). Mio padre era
Vincenzo, mia madre Guglielmina Ferrari. Ho tre figli: Maria Francesca,
Giulio e Paolo. Non ho ricordi particolarmente piacevoli legati
alla mia infanzia, piuttosto l’esperienza della maternità è stata la
cosa più bella della mia vita. A dieci anni da piccola scrivevo già dei
piccoli
componimenti musicali. A quindici anni componevo dei motivi musicali
addirittura sotto la doccia, mio iniziale luogo di ispirazione. Il mio
vero e proprio esordio artistico avviene con la Fonit, come
cantautrice. Il mio primo disco è
Scendi alla mia fermata,
prodotto da Gianni Ravera, della Gi-Ra. Siamo agli inizi degli anni
Sessanta. In quegli anni dovevo anche partecipare al Festival di San
Remo con un pezzo intitolato
Lo sguardo; la cosa non va in porto perché
la mia figura e il mio look, molto semplici, non furono ritenuti dalla
casa discografica in sintonia con la mia voce, molto sexy e sensuale.
Dopo aver vinto alcuni concorsi (tra i quali l’Ambrogino e lo Zecchino
d’Oro), nella metà degli anni Settanta creai il coro delle Mele Verdi,
che è durato fino al 1987. Oggi mi occupo di rappresentazioni teatrali
e ho una mia casa di doppiaggio, la Railing Sound.
Intervista
Allora, signora Amoroso, ci parli della sua gioventù. Qualche ricordo piacevole?
Piacevole? Piacevole? Io sono una donna molto
triste. Mio padre voleva addestrarmi a diventare la brava moglie del
signor X e non sopportava che io volessi dedicarmi alla musica o che
facessi la concertista. Poverino, lui non lo faceva apposta ma per me
quell’opposizione, quello scherno, era un grande dolore.
Come ha cominciato la sua carriera?
L’esordio fu con la Fonit, firmai un contratto come
cantautrice. Il mio primo brano fu
Scendi alla mia fermata. Allora mi
produceva Gianni Ravera, che, avendo una sua casa di produzione, si
firmava Gi-Ra. Nel 1964, mi sembra, dovevo andare anche a Sanremo con
un pezzo chiamato
Lo sguardo ma la cosa non funzionò perché secondo
quelli della casa discografica avevo una voce troppo sexy e un’immagine
troppo semplice. Figuratevi che quando mi videro mi dissero: “Ma come,
è tutta qui?” allorché io risposi: “Non ne ho lasciato fuori nemmeno un
pezzo!”
E non tornò mai più al Festival?
No, non volli più. Anche perché di lì a poco nacque mia figlia Maria Francesca e
mi dedicai all’attività di madre. E’ difficile coniugare la vita da
artista con quella di madre. Io considero bugie quelle delle donne
dello spettacolo che dicono di essere spesso amiche di loro figlio. La
signora Alba Parietti, per esempio, quando ha girato "Il macellaio" cosa
credeva di essere per suo figlio: un’amica? Una mamma? Oppure una
persona che lo turbava? Ragazzi, la vita è vita e i sentimenti non si
cambiano.
Come le è venuta l’idea di un coro di bambine?
Era l’inizio degli anni Settanta, avevo già vinto
alcuni concorsi, tra cui lo Zecchino d’Oro, per questo cominciai a
circondarmi di bambini, anche perché una madre deve fare un po’ quello.
A proposito di Zecchino d’Oro: posso aprire una parentesi polemica? E’
mai possibile che in Italia l’epicentro del canto dei bambini sia
sempre e solo Bologna? Gli altri non possono esistere? Sono trent’anni
che vedo i bambini dello Zecchino d’Oro che cantano muovendo la testa
come dei tergicristalli! Potenza del Vaticano ma diamo spazio anche
agli altri! C’è il Sabato dello Zecchino, il Venerdì dello Zecchino, il
Giovedì dello Zecchino, insomma, abbiamo lo Zecchino!
Non è l’unico artista ad aver detto questo.
Non c’è spazio per gli altri! Che ci sia dietro una
vera e propria mafia religiosa? Sa perché sono finite le Mele Verdi? Il
discografico di Canale 5, Vladimiro Albera, vide le Mele Verdi
che stavano facendo uno spettacolo. Ne era estasiato. Io, allora, gli
andai a proporre una collaborazione ma lui mi disse che lo Zecchino
d’Oro bloccava tutto il resto. “Le Mele Verdi sono di gran lunga
superiori allo Zecchino d’Oro. Sono un coro moderno però io non posso
aiutarla”. Così mi disse.
E in che modo nacquero le Mele Verdi?
Volete saperlo? Volete davvero saperlo? Nel 1974
avevo vinto, con un bambino, l’Ambrogino d’Oro. Il giorno dopo mi
telefonò la nonna di questo bambino proponendomi di far cantare il
nipote in una fiera paesana. Il pomeriggio di quello stesso giorno
avevo già creato le Mele Verdi. Chiamai
alcune compagne di mia figlia, comperai della stoffa verde e misi
addosso a queste bimbe dei jeans e una maglietta verde. Ci scrissi
sopra Mele Verdi e quello fu l’inizio. Il giorno dopo eravamo già a
fare un concerto. Chiamai il gruppo Mele Verdi perché, appunto, erano
cantanti acerbe.
La prima cosa ufficiale che avete fatto è stata Barbapapà, con Roberto Vecchioni?
Sì, mi chiamò la casa discografica Polygram. A
Vecchioni piacquero molto queste bambine e così facemmo il pezzo. Era
il 1974. Non c’era ancora Paolino. Quando mi chiamarono per fare
Woobinda
mi dissero che avrebbero messo il mio nome a patto che non prendessi
soldi. Io accettai perché a me interessava far conoscere il nome del
gruppo. Nel pezzo, inizialmente, la parte della solista era quella di
una bambina di sette anni. C’era Marino Marini a fare il produttore.
Paolo era con me quel giorno e stette tutto il tempo a tirarsi i
calzini. Incidemmo il disco ma quando stavamo per andar via dissi a
Marini che a me il prodotto non piaceva così come era nato. Misi allora
le cuffie a Paolino dicendo al bambino che
quando mi vedeva fargli un gesto doveva gridare: “Aiutami”. Incidemmo
di nuovo il disco con la voce di Paolo con tutte le persone in studio
che applaudivano, a cominciare da Marino Marini. In seguito Paolo fu
molto richiesto per fare dei dischi. Ne fece anche uno con Manfredi
intitolato:
Lei non sa chi sono io. Marini voleva farne un po’ un
personaggio ma io mi opposi a questo.
Come fu la collaborazione con Vecchioni?
Bellissima, serena, tranquilla. Un’ottima persona
Roberto Vecchioni, provammo anche a scrivere delle cose insieme. Venne
anche a cena a casa mia con sua moglie.
Forse lei non sa che oggi c’è molta gente che
ricorda molto volentieri le sue sigle, soprattutto per la grazia e la
leggerezza che lei instillava nelle canzoni delle Mele Verdi.
Grazie, davvero. Bisognerebbe sollecitare i bambini ad avere voglia di ascoltare la musica e non il solito gran chiasso.
Dopo Woobinda si passa a La banda dei ranocchi.
Comincia da lì la collaborazione con Silvano
D’Auria e con Corrado Castellari. D’Auria era un tipo molto gioioso; ci
divertivamo, era una grande famiglia, non sembrava un discorso di
lavoro.
Per far cantare un coro di bambini quali sono le difficoltà tecniche da affrontare?
Be’, bisogna prima di tutto insegnare loro cosa
sia un vocalizzo, cosa siano gli intervalli e via di seguito. Poi devo
sempre cantare io, come esempio. Di un pezzo nasce prima lo scheletro e
poi, piano piano, parte dopo parte, viene fuori il resto. E’ come la
nascita di un bambino.
Cosa ricorda de La banda dei ranocchi ?
Era bella l’idea dei “girini che saranno i suoi
bambini”. La scrissi di getto, a gran velocità. Castellari mi
telefonava e mi canticchiava la musica che aveva pensato. Io ci mettevo
le parole sopra immediatamente. Avevo una creatività che oggi
probabilmente non ho più.
Forse non è vero che lei non è più creativa, magari non è più molto stimolata…
Sì, forse è vero.
Di chi era la voce solista de La banda dei ranocchi?
Oggi è grande, avrà poco più di 28 o 29 anni.
Dunque, non ricordo, dovrei andare a riguardare i miei archivi. Alcune
ragazze delle Mele Verdi, come Stefania Mantelli ad esempio, mi sono
rimaste in mente per qualche caratteristica, magari
fisica, ma non mi ricordo tutti i loro nomi. Stefania ha cantato anche
Mademoiselle Anne. Aveva una voce terribilmente sexy. Un’altra voce
carina era quella di Rony Lucido, che probabilmente si chiamava
Ronalda. Ne ho avute tante Mele Verdi. Posso dirti comunque che
Pat, la ragazza del baseball era cantata da Alessandra Maldifassi, purtroppo defunta prematuramente.
Che faceste in quegli anni a parte le sigle?
Nel 1979 cominciammo a fare teatro anticipando, di fatto, il karaoke di qualche anno dopo con un disco intitolato
Il Cantagioco.
Ancora è in giro nei negozi. Un produttore della Durium che si chiamava
Salvatore De Pasquale non aveva grosse idee e, infatti, non seppe come
promuoverlo. Con quello spettacolo, e con altri, avemmo molto successo
in tutti i teatri che visitammo. Nel 1987, però, morì mia madre, mi
avvertirono all’alba. Io presi il primo aereo per andarla a vedere per
poi tornare, la sera stessa, nel teatro dove avevo uno spettacolo delle
Mele Verdi. Fu la fine del nostro coro.
Oramai l’esperienza dei bambini che cantavano e che ballavano era
inflazionata. Inoltre la richiesta crollò. Fui anche boicottata
dall’Rca nonostante, come ripeto, i teatri fossero sempre pieni e anche
le maestre si divertissero nell’assistere ai nostri spettacoli. La
povera Mitzi fu anche boicottata dalla stessa Rai. Quando uscì il cartone animato di
Sandybell
io ero contenta perché finalmente avevo fatto una sigla che sarebbe
comparsa in Rai. Il disco, però, lo fecero uscire tre mesi dopo la fine
del cartone animato.
Qual è la sigla che preferisce fra tutte quelle che avete fatto?
Quella che amo di più è sicuramente
Lo scoiattolo Banner.
Lei sa che il pezzo che è andato in onda in televisione è un po’ diverso da quello che è comparso nel 45 giri?
No, non lo sapevo veramente. Comunque ricordo che il disco di Banner non si trovava, ne fecero uscire pochissime copie.
La voce adulta maschile che si sente spesso nelle sigle delle Mele Verdi è sempre quella di Corrado Castellari?
Sempre. Era bravissimo e soprattutto molto
professionale. Si prestava molto volentieri a fare qualunque canzone.
Lo ricordo bene ne’
La banda dei ranocchi, in
Belfy e Lillibit, ne’
Gli gnomi delle montagne e in
Ippotommaso.
Il 45 giri era La banda dei ranocchi / Ippotommaso. Ebbe un buon successo?
No! Avremo venduto cento copie.
Ma no! Fu un disco che
ebbe un successo notevole! Il cartone animato "La banda dei ranocchi" è
abbastanza conosciuto, nonostante sia andato in onda soltanto su canali
privati.
Mah, io non credo di aver ottenuto grossi proventi da quel disco.
Ci parli de’ Lo scoiattolo Banner.
Mi divertii a mettere nel testo Paolino, nel verso “proprio come fa Paolino”. Ovviamente nessuno poteva sapere che Paolino
fosse lo stesso bambino che cantava e, inoltre, mio figlio. Quando
scrissi la canzone io stessa mi commossi pensando allo scoiattolino che
perdeva la mamma.
L’Lp Sabato al supermercato era dedicato per metà alle Mele Verdi e per metà ad altre sigle.
Eh, lo so! Potevano fare un Lp tutto nostro, per
la miseria! Non hanno creduto nel coro, questa è la verità. Purtroppo
dopo il 1986 finì tutto. Rimase solo Cristina D’Avena che, secondo me,
a novant’anni canterà sempre nello stesso modo. Comunque, dai, di lei
dico che è bella e brava, non posso essere sempre cattiva! La verità è
che quel periodo, quando morì mia madre, per me fu un periodaccio, una
tristezza infinita.
E dopo?
Nel 1989 ho aperto una scuola di recitazione con
cui ho messo su varie rappresentazioni. Ho anche una scuola di
doppiaggio, la Railing Sound e lavoro con agenzie di post-produzione.
Lavoro soprattutto con i bambini; i miei sono bravissimi. Ho fatto
anche delle pubblicità, per esempio lo spot della Paluani lo hanno
fatto i miei bambini.
Torniamo alle sigle. Dopo La banda dei ranocchi
arriva il 45 giri Belfy e Lillibit / Gli gnomi delle montagne. Se la
seconda di queste sigle appartiene a un cartone andato in onda solo su
canali locali, Belfy e Lillibit è passato su Italia 1.
Ma no! Davvero? Questo non lo ricordavo! Carine queste sigle. Entrambe.
Cosa pensa del fatto che in alcuni cartoni animati siano state cambiate delle sigle?
Mi dispiace moltissimo perché la sigla e il cartone animato si appartengono a vicenda.
Perché il testo di Pat la ragazza del baseball non lo fece lei?
Non so. La solista, come ho detto, era Alessandra Maldifassi. In quel periodo facemmo anche
Spazio 12.
Spazio 12 era davvero il sogno di ogni bambino, quello di avere uno
spazio tutto per loro. Un pezzo bello e serrato. Lo cantarono Paolo e Stefania Mantelli.
Il lato B aveva come canzone una sigla fatta per Rin Tin Tin, scritta con Luigi Piergiovanni.
Non ricordo chi fosse. Io scrissi il testo
(recentemente ho parlato con l'autore, che ricorda la canzone con
grande affetto, nda). Guarda, qui c’è una foto delle Mele Verdi in una
delle loro numerose formazioni [vedi sotto]. Ci sono Stefania Bruno, Annamaria
Bottini, Stefania Mantelli, Cristina Paiocchi, Monica Pilolli, poi c’è
mio figlio Paolo, Barbara Vai, Rony Lucido e Alessandra Maldifassi.
Parliamo ora di una sigla molto adulta e
bellissima, amata dai fans: Flash Gordon Flash. Ci conferma che la
eseguì la Premiata Forneria Marconi? L’interprete, Donno, ci risulta
sia uno pseudonimo.
Se non vado a vedere negli archivi non ricordo,
non posso confermare niente. Non so, comunque, perché non abbiano
pubblicizzato adeguatamente il pezzo. Era molto bello.
Tra l’altro era anche una canzone che faceva volare con la fantasia. Un verso dice: “e la tua donna notte calda ti dà!”
Queste cose scrivevo?!? Che vergogna! Che vergogna!
Beh, con una musica intensa e forte come quella il testo doveva essere
d’impatto.
In Mademoiselle Anne ha collaborato con Pozzoli e Spinosa. Qualche ricordo?
La canzone era bellissima. Io feci il testo,
Spinosa la musica. Pozzoli cantò nel coro ma non fece il pezzo anche se
lo firmò. Io vedevo davvero questa ragazza dolce e delicata che fuggiva
il conformismo. Era lei,
Mademoiselle Anne,
io la vedevo così. Era fantasia. Per me era importante scrivere
ascoltando il suono della parola, che deve precederne, per importanza,
anche il significato. Ai bambini io cerco di insegnare questa
creatività.
La sigla Ikkyusan il piccolo bonzo
è l’ultima sigla delle Mele Verdi. Il cartone animato sta andando in
onda in questo momento su Tmc ma il 45 giri non è mai uscito. Come mai?
Ma perché non lo fanno uscire?!? Se c’è gente che
richiede il pezzo e il cartone animato va in onda [tutti sappiamo oggi
che questo brano è finalmente uscito sui Cd Tivulandia]. Per
questa sigla mi mandarono la musichetta e io scrissi il testo. Ho anche
il provino, di sicuro. Non so perché il disco non sia mai uscito.
Purtroppo mi tagliarono le gambe anche quella volta. A proposito: se
trovate Olimpio Petrossi tirategli le orecchie da parte di Mitzi
Amoroso! No, con Olimpio se ci vediamo andiamo anche a mangiare una
pizza, ma niente di più.
Quali sono la migliore qualità e il peggior difetto di Mitzi Amoroso?
Il difetto è che non riesco a dire bugie. La qualità è che, allo stesso modo, non riesco a dire bugie.
Nota
Tra le attività più significative di Mitzi Amoroso degli anni 2000, ricordiamo
la partecipazione al concerto "La Notte delle Sigle 3" insieme ai suoi
giovani allievi che hanno eseguito
La banda dei ranocchi e
Mademoiselle Anne (Milano, 2003) [
video]; la vittoria dello Zecchino d'Oro 2010 con la canzone
Un topolino, un gatto e... un grande papà [
video]
; due ospitate alla RAI per dirigere
le sue prime Mele Verdi che hanno cantato
La famiglia di Barbapapà (2009 [
video] e 2011 [
video]); la pubblicazione di un libro autobiografico di poesie e racconti,
Donna di carta velina
(2010); la partecipazione al concerto
"
Dai Barbapapà a
Mademoiselle Anne" eseguito dalle Mele Verdi, Corrado Castellari, il
coro Arcobaleno diretto da Cristina Torselli, e il gruppo musicale "La
Mente di Tetsuya e i Seven Nippon" (Lucca, 3-11-2012). [
video].